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 Macchinari e apparecchiature

 Uno dei settori in cui sono tradizionalmente forti le imprese italiane e' quello dei macchinari e delle apparecchiature. L'Italia e' presente in Romania    sia sul fronte delle macchine/attrezzature industriali, che su quello delle apparecchiature elettroniche anche di precisione. Nei prossimi anni e'  possibile che, grazie anche ad una ripresa della crescita economica nel Paese, riparta il settore industriale che, assieme all'agricoltura, e' stato uno dei  motori dell'economia romena.

 

 Prodotti dell'agricoltura, pesca e silvicoltura

 A fronte di una scarsa dotazione infrastrutturale (sistemi di irrigazione, strutture per la conservazione e trasformazione dei prodotti), esistono  numerose opportunita' di inserimento nel mercato locale tanto per i prodotti italiani dell'agroalimentare quanto per macchinari e tecnologie di  eccellenza. In quasi tutti i distretti della Romania vi sono opportunità agricole che per essere sviluppate necessitano di idoneo know-how e di  adeguata strumentazione tecnica. Si segnala, inoltre, un crescente apprezzamento per la dieta mediterranea e la tradizione eno-gastronomica  italiana, a vantaggio di prodotti quali pasta, olio di oliva, vino, formaggi.

 

 Articoli di abbigliam ento (anche in pelle e in pelliccia)

 La crescita del reddito medio-procapite e il consolidarsi di una classe benestante in Romania favorirsce la domanda di prodotti e beni di consumo in cui tradizionalmente il nostro Paese eccelle tra cui i prodotti tessili, la pelletteria e le calzature, molti dei quali sono completati in Romania con materie  prime italiane. Prospettive di crescita per tali tipologie di prodotti si rinvengono anche nella crescente concentrazione e nell'utilizzo di canali del  mercato moderno (catene di negozi, ipermercati, shopping mall).

 

 Costruzioni

 Il potenziale di crescita della rete infrastrutturale, ancora  limitata, e' in grado di dischiudere nuove opportunita' sia per le imprese italiane gia'  operanti o che ambiscano a lavorare nel settore delle costruzioni e dei trasporti sia per le altre imprese dell'indotto, con riferimento, in particolare, ai  materiali di costruzione e alle macchine e mezzi di trasporti da impiegare per la realizzazione di strade, autostrade, gallerie, ponti, ferrovie e stazioni  ferroviarie.

 

 Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (anche da fonti rinnovabili)

 I numerosi vantaggi naturali che il territorio romeno presenta (abbondanza idrica, ampie superfici per la produzione di biocombustibili, presenza di  gas, petrolio e energia nucleare) stimoleranno l'incremento della richiesta di strumenti e tecnologie di qualita'. Del resto, in passato gli schemi  incentivanti (green certificates) per i produttori di 'energie pulite' hanno già portato, in poco tempo, in Romania migliaia di imprenditori italiani del  settore.Inoltre,  nonostante le recenti modifiche normative che hanno reso meno convenienti gli investimenti nelle rinnovabili, settori quali quelli  delle biomasse, dell’energia geotermale, dei biogas e della cogenerazione (ovvero della produzione combinata di energia elettrica e calore) ad alto  rendimento possono  risultare particolarmente  attraenti .

 

 Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (anche da fonti rinnovabili)

 La  Romania  detiene  una  gamma  diversificata,  ma  quantitativamente  ridotta,  di  fonti di energia primaria (petrolio, gas naturale, carbone, uranio  minerale) e dispone anche di un importante potenziale di fonti rinnovabili ancora da valorizzare. Le riserve di idrocarburi sono limitate e stimate a  circa 80 mil. tonnellate, mentre le riserve attuali di gas naturale sono stimate a 185 mld. di m.c. con prospettive ottimistiche determinate dalle recenti  scoperte di giacimenti nel Mar Nero.Le risorse conosciute di Carbone superiore ammontano a 705 mil. tonnellate, dei quali, attualmente, sono  oggetto di concessione circa 105 mil. tonnellate, mentre quelle di Lignite si aggirano a 1.500 mil. tonnellate dai quali 445 mil ton. in concessione.La  “Road Map dell’energia in Romania” stabilisce i passi da eseguire per lo sviluppo energetico del paese per il prossimo futuro. In accordo alla “Road  Map” e’ previsto che entro il 2015 debbano entrare in funzione (riabilitazioni e nuove centrali) unità produttive di energia per circa 7.300 MW e  vengano chiuse quelle obsolete per circa 3.500 MW .Ad eccezione delle Unità n. 1 e 2 della Centrale Nucleare di Cernavoda entrate in funzione  rispettivamente nel 1996 e nel 2007 (realizzate in cooperazione con l’ANSALDO), il parco delle centrali convenzionali è obsoleto: il 35% delle centrali  hanno oltre 35 anni di vita, il 45% tra 25 e 35 anni ed il 20% meno di 15 anni. Nonostante le recenti modifiche normative che hanno reso meno  convenienti gli investimenti nelle rinnovabili,settori quali quelli delle biomasse, dell’energia geotermale, dei biogas e della cogenerazione (ovvero della  produzione combinata di energia elettrica e calore) ad alto rendimento possono ancora risultare attraenti. D'altra parte il Programma Operativo  Infrastrutturale per il periodo 2014-2020 e in particolare il suo Asse Prioritario 7 (Energia Pulita ed Efficienza Energetica), prevede una allocazione di  quasi 245 milioni di euro per la crescita della capacità installata derivante da fonti rinnovabili di energia elettrica e termica e per la promozione  dell’utilizzo della cogenerazione energetica (elettrica e termica) ad alto rendimento. Pertanto le aziende italiane fornitrici di materiali, servizi, impianti  e sistemi per la realizzazione o la riabilitazione di siti produttivi di energia hanno la possibilità di operare in un mercato  che presenta ancora margini  di sviluppo.

 

 QUADRO MACROECONOMICO

 Le ultime previsioni da parte di Eurostat e dell’Istituto romeno di Statistica sul tasso di crescita dell’economia romena sono concordi nel ritenere che  l’incremento del PIL registratosi lo scorso anno (+3,5%, un vero record in Europa) non possa verificarsi nuovamente nel 2014. Nei primi due semestri  di quest’anno la Romania è entrata, infatti, in una vera e propria fase di “recessione tecnica”, a causa della difficile congiuntura economica  internazionale e, sul piano interno, della diminuzione degli investimenti diretti esteri. Nel primo  semestre  dell’anno  in  corso  il  PIL  è  comunque    cresciuto  del  2,4%  rispetto  allo  stesso  periodo  del  2013.Il Paese si è, comunque, già dimostrato capace, nel passato, di saper resistere bene agli  shock esterni, in particolare nel corso dell’ultima grave crisi  finanziaria  globale.  I  fondamentali  macroeconomici  sono  stabili.  La  Romania  presenta,  in  particolare,  un  tasso  di disoccupazione tra i più bassi del continente, attorno al 7%, una inflazione sotto controllo e un debito pubblico  oltre ad un rapporto deficit-debito relativamente contenuti. Nel 2014 i salari minimi sono cresciuti   all’incirca di 20 euro rispetto allo scorso anno; nel  primo semestre il salario medio netto è aumentato a sua volta del 5% rispetto al corrispondente periodo del 2013. L’innalzamento dei salati minimi,  ancorché contenuto, ha rappresentato un’operazione fortemente voluta dal Governo Ponta, che aspira anche ad un innalzamento del tasso di  assorbimento dei fondi europei e a dotare il Paese di infrastrutture che siano in linea con gli standard europei, al fine di attrarre nuovi investimenti.  Le Autorità romene sono, al riguardo, impegnate a riformare settori strategici quali le infrastrutture e l’energia e a portare avanti, in questo contesto,  un’ambiziosa agenda di privatizzazioni (da ultimo quelle relative a Elettrica e, prima ancora, alla fine dello scorso anno, di Romgaz) anche se la  maggior parte dei tentativi finora esperiti non ha avuto esito positivo (così è stato per CFR Marfa, Oltchim e CupruMin). Il perseguimento delle riforme  strutturali, inclusa la sanità, e la necessità di proseguire nel cammino del consolidamento fiscale sono state, del resto, le principali richieste avanzate  negli anni dalle Istituzioni Finanziarie Internazionali a Bucarest. Da ultimo, nel 2013, il Paese ha siglato un (nuovo) accordo precauzionale con il Fondo  Monetario Internazionale (FMI) e con la Banca Mondiale e un accordo con la Commissione Europea della durata biennale, per un importo  complessivo di 4 miliardi di euro. Le previsioni relative alla crescita economica della Romania formulate nei mesi scorsi da parte di queste Istituzioni  per l’anno in corso restano positive e superiori al 2%, non essendo state riviste, per il momento, al ribasso. I rapporti tra Bucarest e il FMI appaiono,  però, raffreddati, dal momento che la volontà del Governo Ponta di ridurre la contribuzione sociale a carico dei datori di lavoro non è stata accolta  positivamente dal FMI.  Si segnala, infine, che Bucarest aspira ad adottare nei prossimi anni, possibilmente nel 2019, l’Euro. Secondo i dati stimati  pubblicati dalla Banca Nazionale della Romania (BNR), gli investim enti diretti dei non residenti in Romania (IDE) hanno registrato nei primi sette mesi  dell’anno un valore di 1,309 miliardi di euro, in diminuzione del 13,8% rispetto al corrispondente periodo del 2013. Le partecipazioni al capitale  consolidato con le perdite nette hanno registrato un valore complessivo di 1,385 miliardi di euro ed i crediti intra-gruppo hanno avuto un valore  negativo netto di 76 milioni di euro. Il conto corrente della Romania nel periodo gennaio-luglio ha registrato un deficit di 781 milioni di euro, rispetto  all’avanzo di 92 milioni di euro del corrispondente periodo del 2013. Il debito estero lungo term ine al 31 luglio 2014 ha raggiunto un valore di 77,64  miliardi di euro (-1,4% rispetto al 31 dicembre 2013) e rappresenta l’81,3% del debito estero totale. Il debito estero a breve term ine ha raggiunto i  17,83 miliardi di euro, in diminuzione del 4,8% rispetto al 31 dicembre 2013. Lo scorso anno, gli investimenti esteri diretti in Romania sono aumentati  di un quarto, a 2,71 miliardi di euro, il picco negli ultimi quattro anni.

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